Le auto moderne sono sempre più paragonabili a sofisticati computer, e se da un lato sono innumerevoli i vantaggi derivati dall’adozione delle nuove tecnologie è bene tenere in considerazione il possibile risvolto della medaglia. Proprio come i nostri pc, le vetture potrebbero essere infatti attaccate da virus esterni, con il pericolo di epidemie propagabili attraverso gli strumenti utilizzati dagli autoriparatori.
A lanciare l’allarme ci ha pensato Craig Smith, noto consulente per la sicurezza, secondo il quale autoriparatori e concessionari potrebbero essere le prossime vittime degli hacker. Il meccanismo ipotizzato da Smith presenta una visione distopica: gli hacker hanno l’opportunità di contaminare le auto che, una volta entrate in contatto con gli strumenti di diagnosi, diffondono irreversibilmente il virus. In uno scenario futuribile, l’ipotesi degenera se ragioniamo sul concetto di auto “connesse”, poiché l’epidemia sarebbe trasmissibile attraverso la rete.
Il primo caso di hackeraggio è già avvenuto ed ha portato al richiamo di 1,4 milioni di veicoli Jeep, Chrysler, Dodge e Ram. In questo caso la contaminazione, dovuta ad una porta di comunicazione inavvertitamente lasciata aperta dal provider di connettività mobile usato da Fiat Chrysler negli USA, non ha riportato danni gravi. Ma altri attacchi non involontari potrebbero causare conseguenze di gran lunga peggiori.